venerdì 29 maggio 2015

40 mq belli, funzionali e moderni

Ecco un bel progetto per arredare 40 mq dei designers di Grits Creative Group che hanno trasformato un anonimo bilocale in una moderna e funzionale casa.


Un ingresso dotato di grandi armadi e tanto spazio conduce alla cucina che grazie ad una piccola parete è un ambiente separato dal soggiorno, la zona studio e quella notte.




Ed è sull’area giorno che si apre la camera da letto divisa dal salotto da due gradini e una parete di vetro che divide e al tempo stesso garantisce spazio e luminosità.


Tutto è pensato per esser il più pratico e funzionale possibile: la zona notte è dotata anch’essa da grandi armadiature. Nella zona giorno una grande scrivania a muro è sia angolo studio che piano d’appoggio.




La cucina è il luogo ideale per i pranzi e le cene, il bagno è dotato di armadiature e lavanderia.








Fonte: http://blog.casa.it/2015/05/05/40-mq-belli-funzionali-e-moderni/?partner=outbrain&rsf=outbraind&utm_medium=paidblog&utm_campaign=brainblog&utm_source=outbrain&utm_content=desk


Casa, perché l'Italia è oggi un "mercato dell'acquirente"

Casa, perché l'Italia è oggi un
L’Italia è un mercato per gli acquirenti. A sostenerlo è Bloomberg, che in un recente articolo ha sottolineato come il nostro Paese sia caratterizzato da un lato da una grande offerta immobiliare e dall’altro da cittadini che a causa della crisi si trovano nella situazione di dover incassare. Si tratta di due fattori che rendono la Penisola un mercato conveniente per chi vuole comprare casa.
Per spiegare questo, Bloomberg ha riportato un esempio pratico. Se a Manhattan con 4,6 milioni di dollari si può comprare un appartamento nel Flatiron District, con vista sull’Empire State Building, a Roma con la stessa cifra è possibile acquistare la casa appartenuta al celebre regista Federico Fellini: un attico che si trova in un pallazzetto storico, in via Archimede, a Roma.
Secondo i dati del ministero delle Finanze, in media ogni italiano possiede 1,3 case e secondo i dati della Banca d’Italia, il patrimonio immobiliare è di oltre 200mila euro per nucleo familiare.
Ma in una situazione in cui il reddito medio di un italiano è pari a 21.740 euro e la disoccupazione giovanile è al 40%, molti decidono di vendere la seconda abitazione, sulla quale tra l’altro si pagano ingenti tasse. E la mancanza di domanda sta spingendo i prezzi sempre più in basso. Tanto che dopo Cipro, l’Italia è il Paese dell’Eurozona nel quale i prezzi immobiliari sono calati di più negli ultimi due anni. Ecco perché, quello attuale, è il momento migliore per comprare casa.
caduta_prezzi_case_italia
Scritto da: team

mercoledì 27 maggio 2015

Casa: per i giovani niente mutui sopra l'80%

Il tetto massimo del prestito blocca le compravenite

Casa: per i giovani niente mutui sopra l'80%

L'erogato mutui riprende, ma non per tutti. 
  
Non riprende, ad esempio, per i giovani italiani, che di regola non sono una catergoria considerata particolarmente a rischio dalle compagnie assicurative. 
  
Malgrado questo hanno difficoltà, spesso insormontabili, ad accedre ad un mutuo (con eventuale polizza di assicurazione) e quindi a comprare casa. 
  
Più precisamente, nel 2014 il 40% degli under 34 italiani avrebbe voluto comprare una abitazione, ma il 60% di questi riteneva di non potersela permettere. 
  
Lo dicono i dati di un sondaggio Genworth. 
  
I problemi per i giovani sono legati anche ad una offerta molto limitata di mutui dove viene erogato oltre l'80% del valore della casa: un fattore quello del loan to value lontano dal 100% che penalizza chi non può contare su anni di risparmi o chi non ha una famiglia che possa supportare finanziariamente l'acquisto.

Scritto da I.L. il 19/05/2015
Fonte: http://www.monitorimmobiliare.it/casa-per-i-giovani-niente-mutui-sopra-l-80_201505192104?utm_source=GraphicMail&utm_medium=email&utm_term=NewsletterLink&utm_campaign=%28SS%29+NewsletterLight_2015520_64254&utm_content=14702%40fiaip%2Eit

lunedì 25 maggio 2015

Otto anni di crisi: dove i prezzi delle case sono scesi di più

Si salvano Firenze e Milano grazie a un mix di investitori e acquirenti
Otto anni di crisi: dove i prezzi delle case sono scesi di più

Le città che hanno sofferto di più a livello di prezzi delle abitazioni vendute e quelle invece che sono riuscite a tenere meglio la posizione. 
  
Ora che il mercato residenziale italiano sembra dare i primi segnali di svolta, si può iniziare a fare i conti con otto anni di crisi. 
  
Mai come adesso si tratta di un mercato a più velocità, dove il secondo semestre del 2014 – secondo le rilevazioni dell'ufficio studi Tecnocasa - ha chiuso con valori ancora in discesa che determinano, per l’intero anno, una contrazione complessiva del 7,2%. 
  
Nelle grandi città – l'elenco comprende Bari, Bologna, Firenze, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Roma, Verona - però la diminuzione nella seconda parte dell’anno è stata "solo" del 4,2%. 
  
E' Firenze che nell'ultimo anno si afferma come piazza dove la discesa dei prezzi è stata più contenuta (-3,1%). 
  
A salvare il capoluogo toscano è stata una domanda piuttosto sostenuta, non solo di prima casa, ma anche ad uso investimento da parte di una clientela italiana e internazionale. 
  
Bene anche Milano, dove prezzi sono diminuiti ma in alcune zone, come quelle centrali, hanno retto. 
  
Il capoluogo lombardo chiude il 2014 con una diminuzione dei prezzi del -5,5%, grazie anche qui ad una buona tenuta sia del segmento ad uso residenziale e sia di quello ad uso investimento. 
  
Si difende Palermo che nel 2014 ha visto una diminuzione dei valori del 4,5%: uno dei risultati migliori degli ultimi anni, anche se dall'inizio del trend ribassista le quotazioni in città hanno perso quasi il 36%. 
  
Ancora nel tunnel Genova - dove gli immobili dal 2007 hanno perso il 42,3% (-14,4%), soprattutto nelle zone periferiche – e Napoli, dove la contrazione dei prezzi nel 2014 è stata dell'11,4% 
  
SCARICA ALLEGATO con le variazioni dei prezzi a Bari, Bologna, Firenze, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Roma, Verona



venerdì 22 maggio 2015

Come preparare una casa che si vuole mettere in affitto (fotogallery)

Come preparare una casa che si vuole mettere in affitto (fotogallery)

Anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto quando si cerca una casa in affitto. Ed è qui che entra in gioco il ruolo essenziale dell’Home Staging. Nel momento in cui si decide di affittare un immobile è molto importante curarlo e renderlo il più interessante possibile per il potenziale inquilino. Vediamo qualche suggerimento offerto dalle nostre collaboratrici dell'associazione italiana Home Stager.
Per parlarvi dello staging per gli affitti vi presentiamo una nostra associata, Francesca Greco, che contribuisce all’agenzia immobiliare del marito in veste di home stager. Lavorando nel mercato degli affitti, il riscontro è particolarmente positivo. Il motivo principale? Chi affitta preferisce trovare un ambiente “pronto”, preparato, curato. Il discorso “quello che conta sono i metri quadri e poi al resto ci penserà il nuovo proprietario” non vale, ossia gli affitti hanno un loro mercato a parte.
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Francesca, da brava home stager, dimostra una qualità particolare:mentre ha l’occhio per il dettaglio, non perde mai di vista il concetto che ne sta alla base. Lasciamo parlare un paio di immagini, un prima e un dopo di un suo recente intervento, in modo da spiegarvi perché gli allestimenti di Francesca sono di grande effetto.
Qui vediamo la foto prima dell’intervento in una casa lasciata a se stessa, in fase di abbandono prima di liberarla. Ed è quella la sensazione che dà anche a chi guarda la foto. Rispecchia perfettamente ciò che il precedente inquilino sta vivendo.
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Ma è questa la sensazione che desidera percepire un nuovo inquilino sfogliando gli annunci? Secondo la filosofia dello staging, no.
Francesca con il suo semplice ma efficace allestimento ha quindi volutoribaltare totalmente questa sensazione, dando a chi sfoglia gli annunci un “benvenuto” e mostrando un ambiente accogliente.Riteniamo che presentare un immobile che si vuole affittare in stato di “abbandono” sia un grosso errore, poiché è il contrario di ciò che il futuro inquilino sta cercando. Chi sfoglia gli annunci immobiliari solitamente si trova già in una situazione abitativa che sta abbandonando e quindi cerca una sensazione di accoglienza, di pulizia, di freschezza, di “casa”. Ed è proprio questo che bisogna trasmettere, lasciando comunque spazio all’immaginazione, alla personalizzazione da parte dell’inquilino e alla possibilità di plasmarsi il proprio “bozzolo”.
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Soffermandoci sulla foto del dopo di questo intervento, diventa evidente che con i semplici tocchi che Francesca ha applicato, l’impatto emotivo è totalmente inverso.
E’ utile mettersi nei panni dell’acquirente o dell’inquilino, per capire come presentare il prodotto che si vuole proporre.
E anche gli uomini ammetteranno che… l’emozione e l’emozionalità sono due fattori che contribuiscono in gran parte alla decisione di affittare o meno. Facciamoci emozionare dagli annunci dei proprietari più innovativi.
Grazie a Francesca Greco di Milano per il lavoro e a tutti i proprietari che hanno creduto e che credono nelle potenzialità dello staging. Intanto, parlano i numeri. Di seguito vediamo due statistiche che confermano l’efficacia del servizio nell’ambito degli affitti. I nostri numeri fanno da paragone (e forse creano anche un po’ di invidia?) ai numeri pubblicati dalla Banca d’Italia.
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Ma non solo il tempo medio di locazione è legato al modo in cui un immobile viene presentato e proposto nell’annuncio immobiliare, vediamo addirittura un lieve incremento nel prezzo dell’affitto delle case trattate. La media nazionale prevede uno sconto del 7 per cento sul prezzo dell’affitto, tra prezzo richiesto e prezzo ottenuto. Gli immobili staged dimostrano una controtendenza, chiudendo con l’aumento medio dell'1%.
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Ancora dubbi o domande? O voglia di entrare nel mondo dello staging, sia in veste di proprietario, sia come professionista? Siamo qui per rispondere ai vostri interrogativi: info@stagedhomes.it, www.stagedhomes.it.
Scritto da: associazione italiana home stager (collaboratore di idealista news)

Perché in Italia il mattone può ripartire dall'affitto

L'Italia è, insieme alla Spagna, l'unico grande Paese europeo ad avere un comparto dell'affitto fortemente minoritario. Eppure nel nostro Paese è in grande crescita la domanda di abitazioni in locazione proveniente dalla classe media, quantificabile in mezzo milione. Alla base non ci sono solo ragioni economiche, ma un crescente interesse per un nuovo concetto "più flessibile" dell'abitare. Ecco perché - secondo una ricerca condotta da Nomisma e dal Censis - è necessario creare una serie di regole e incentivi per permettere agli investitori di realizzare abitazioni da dare in affitto.

Una nuova domanda di casa

I cambiamenti che stanno interessando il comparto dell'abitare e quello dell'affitto in particolare sono al centro della ricerca "Investire sulla casa" realizzata da Nomisma, Censis e Sidies. Il nostro Paese si trova oggi in una fase di crescita della domanda di locazione: ciò non solo per effetto della crisi, ma anche in relazione a fattori culturali. Soprattutto nelle grandi città, c'è una fascia di popolazione - nuove generazioni, ma anche famiglie e immigrati- che guardano con interesse all'affitto perché più vicina a un idea di casa come servizio, in una logica di flessibilità dei progetti di vita. "Abbiamo stimato - spiega Mario Breglia, presidente di Sidies - che c' é una nuova domanda di affitto non di necessità, quindi della classe media, di circa mezzo milione di persone: sono famiglie, giovani e immigrati che possono pagare canoni di almeno 500 euro al mese".

L'interesse degli investitori

Insieme a una crescente domanda, la ricerca mette in evidenza anche un potenziale interesse da parte degli investitori. Un interesse che fatica a concretizzarsi per il permanere di una serie di fattori penalizzanti: il regime fiscale opprimente ed in continuo cambiamento, il quadro normativo incerto e gli elevati rischi da locazione, nonché la complessità dell'apparato burocratico.

Una strategia complessiva

Proprio per queste ragioni, è necessario intervenire sui fattori di rigidità del mercato per dare nuovo slancio agli investimenti pubblici e privati. La ricerca propone quattro matrici di intervento fondamentali.
·          Intervenire sulla regolazione, creando oltre ad un sistema di regole più incisivo (in termini di diritti e doveri delle parti), un sistema di garanzie per abbattere i fattori di rischio del conduttore che rassicuri gli investitori senza togliere le tuteli ai soggetti socialmente deboli;
·         Introdurre forme stabili di incentivazione: la tassazione in tutte le fasi, d’investimento, realizzazione, messa a reddito, va regolata in modo opportuno, non penalizzante, se si intende incentivare l’offerta in affitto;
·         Omogeneizzare, semplificare e stabilizzare le normative e le pratiche amministrative che regolamentano l’attività di sviluppo immobiliare, a partire dall’urbanistica; ricordando che oggi la farraginosità delle regole, l’incertezza di tempi e procedure, di fatto giocano contro gli obiettivi che, almeno teoricamente, sono condivisi da tutti: quelle di rinnovare la città esistente e le sue zone sottutilizzate/degradate, contenendo l’urbanizzazione di suoli non ancora compromessi e valorizzando il vasto patrimonio di case sfitte;
·          Investire sulla comunicazione per sostenere e diffondere una visione più evoluta dell’abitare.
·         L’affermazione di un rapporto più evoluto tra iniziativa privata e settore pubblico, in cui quest’ultimo leghi il suo ruolo alla regolazione/controllo dei processi anziché all’intervento diretto.
·         L’innovazione del prodotto edilizio: il patrimonio in affitto è spesso il più degradato e inadeguato in termini dimensionali e di servizi. Modernizzare dal punto di vista energetico e funzionale gli stock immobiliari esistenti, come anche innovare i sistemi di costruzione riuscendo ad ottimizzare i costi del nuovo, rappresenterebbe un passo in avanti importante. 
      Scritto da: team 21 maggio 2015, 9:57  Fonte:

Agenzia entrate-Abi: mercato residenziale avanti piano

Dal Rapporto immobiliare 2015

A fine 2014 il prezzo medio per comprare casamedia era pari a 146.600 euro: in calo del 3,5% rispetto allo stesso dato registrato a fine 2013 e addirittura del 12,8% rispetto al punto di picco dei prezzi immobiliari che risalgono a fine 2008. Lo rileva il Rapporto immobiliare residenziale 2015 realizzato dall'osservatorio dell'Agenzia delle entrate, in collaborazione con Abi (Associazione bancaria italiana). 
Con un distinguo: nei Comuni sotto i 5mila abitanti il prezzo medio è di 117mila euro, mentre per le grandi città di circa 268mila euro. 
Un vantaggio i prezzi degli immobili in discesa ce l'hanno: nel 2014 ad esempio è aumentata la dimensione media delle case vendute, arrivando a 105 metri quadri, con un incremento del 5% rispetto ai dati del 2013. 
Le abitazioni sono mediamente più piccole nei capoluoghi (98 metri quadri), rispetto ai 109 dei non capoluogo. 
Dopo la lunga discesa partita dal 2007-2008, torna a crescere nel 2014 del 3,5% anche il volume di compravendite che ha raggiunto la quota di 421mila unità scambiate. In miglioramento l'indice di affordability, cioè la possibilità di accesso alle famiglie italiane all'acquisto di un'abitazione, che a fine 2014 risultava pari al 9%, 2,3 punti percentuali in più dell'anno precedente. 
La ricerca spiega che il dato positivo dipende in parte dagli effetti del nuovo regime delle imposte di registro, ipotecaria e catastale. 
L'Osservatorio spiega che - al netto dell'effetto fiscale - la variazione delle vendite di abitazioni è pari allo 0,7%, anche se rimangono in atto tendenze orientate alla crescita. 
Serve quindi  "moderare l'ottimismo sull'intensità di questa crescita".   
L'agenzia identifica quattro fattori di crescita: il livello troppo basso delle compravendite, sotto il quale non si può scendere, la maggior fiducia delle famiglie, l'ulteriore diminuzione dei tassi di interesse e la riduzione dei prezzi delle abitazioni che tra il 2011 e il 2014 sono calati del 12%. 
Scritto da: A.P. 21/05/2015

mercoledì 20 maggio 2015

Perché il 60% dei giovani che sognano una casa non può permettersela

La casa continua a essere uno dei più grandi sogni degli italiani. Anche dei più giovani, che però spesso non possono fare molto di più che sognare. 


Secondo i dati di Genworth, la compagnia assicurativa che dal 2002 ha introdotto in Italia la Mortgage Insurance, il 40% degli under 34 nel 2014 avrebbe voluto comprare casa, ma il 60% di questi ha ritenuto di non potersela permettereL’indagine condotta da Genworth ha evidenziato che, nonostante la giovane età e tutto ciò che ne consegue, gli italiani sotto i 34 anni non sono una categoria più a rischio delle altre. Eppure questo segmento della popolazione risulta tuttora più limitato ad accedere alla proprietà immobiliare per via di maggiori e ingiustificate difficoltà. La compagnia assicurativa ha spiegato che tra i problemi che i giovani devono affontare nel momento in cui valutano l’acquisto di una casa c’è anche l’offerta molto limitata di mutui in cui viene finanziato oltre l’80% del valore dell’abitazione. Un fatto che penalizza chi non può contare su anni di risparmi o chi non ha una famiglia che possa supportare finanziariamente l’acquisto. Secondo Genworth, dare fiducia ai giovani consentirebbe loro di accedere più facilmente al credito e contribuire così al consolidamento del rilancio del mercato dei mutui in Italia.
Scritto da: team

martedì 19 maggio 2015

Perché il mercato delle case sta ripartendo

Si moltiplicano i segnali di ripresa del residenziale italiano. 


Ma quali sono i driver di questa inversione di tendenza, le cui prime avvisaglie si sono manifestate un po' in sordina nel corso del 2014, per poi proseguire anche nei primi cinque mesi di quest'anno? 
Si tratta di un cocktail abbastanza riuscito diprezzi, mutui e domanda che stanno rimettendo in moto i volumi di vendita. 
La vera molla sono state naturalmente le quotazioni: il secondo semestre del 2014, secondo l'ufficio studi Tecnocasa, ha segnato prezzi ancora in discesa che hanno determinano, per l’intero scorso anno, una contrazione dei valori del 7,2%.  
Nelle grandi città la diminuzione nella seconda parte dell’anno è stata del 4,2%, nei capoluoghi di provincia è stata del 4,6% e nell’hinterland delle grandi città del 3,4%. 
Inevitabile l'impatto sui volumi di vendita: a livello nazionale le compravendite sul segmento casa sono state 417.524, con un aumento del 3,6% rispetto al 2013. 
Tutte le principali città italiane hanno mostrato volumi in aumento, ad eccezione di Napoli. 
La città partenopea vede una contrazione del -3,7%.   
Dalla parte opposta spicca l’andamento di Bologna, dove le compravendite sono aumentate del 18,5%.   
Vanno bene anche Genova con +15% e Roma con +13,9%.   
Milano si conferma apripista, come ormai avviene da sei trimestri a questa parte, e fa segnare un +5%.   
L’analisi delle compravendite evidenzia che il 77,2% di chi si è rivolto alle agenzie del gruppo Tecnocasa ha comprato l’abitazione principale, il 6,6% la casa vacanza ed il 16,2% la casa ad uso investimento.   
Il 63,8% di chi ha acquistato casa nel periodo considerato ha un’età compresa tra 18 e 44 anni. In lieve aumento la percentuale di chi ha un’età superiore a 55 anni.   
Un po' meno difficile l'accesso ai mutui per finanziare l'acquisto della casa: aumenta l'erogato e non solo per surroghe e sostituzioni, come certificato da Bankitalia-Abi.   
Il tutto condito – qui il grazie va detto alla politica economica impostata dalla Bce, focalizzata sugli interventi di quantitative easing –  con tassi di interesse sui prestiti, per la casa e non, che hanno raggiunto livelli molto bassi.   
Cosa aspettarsi dunque dal resto del 2015?   
La diminuita disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti, l’offerta sul mercato ancora cospicua e il sentiment raccolto dagli agenti immobiliari della rete di agenzie Tecnocasa, dicono che i prezzi potranno chiudere tra -4% e -2%.   
Le compravendite, invece, aumenteranno ulteriormente per chiudere tra 430 e 440mila.   
Le grandi città, che hanno già avviato un’interessante inversione di trend sugli scambi, continueranno in questa direzione ma con valori ancora in discesa.   
Situazione simile anche nelle realtà più piccole, come i capoluoghi di provincia e l’hinterland delle grandi città.   
La stabilità dei prezzi potrebbe raggiungersi nel 2016 e confermarsi anche per il 2017.   
Ma intanto un cambio di marcia lo si inizia a vedere anche sui tempi medi necessari per andare al rogito: oggi stabilizzati rispetto al 2014, dopo gli aumenti ininterrotti che si sono succeduti negli ultimi 5 anni.   
Nelle grandi città le tempistica di vendita si aggirano intorno a 173 gg, nell’hinterland delle grandi città intorno a 196 gg e nei capoluoghi di provincia a 184 gg.   
I tempi di vendita più lunghi si registrano a Verona (203 gg), Torino (191 gg) e Genova (190 gg).   
A Napoli i tempi di vendita più brevi, 139 gg.   
L’analisi della domanda segna un aumento su alcune tipologie specifiche che stanno polarizzando il mercato italiano: si tratta dei trilocali e dei quattro locali, confermando così una tendenza in atto da alcuni anni (fanno eccezione Milano, Roma e Napoli dove invece è il bilocale la pezzatura più ambita).   
La disponibilità di spesa si concentra nella fascia di spesa più bassa, ovvero inferiore a 119mila euro.   
Uno sguardo infine sull'altra faccia del mercato residenziale, ovvero gli affitti.   
Nel corso del 2014 i canoni nelle grandi città hanno segnato un -3% per i bilocali e un -3,4% per i trilocali.   
Nei capoluoghi di provincia la diminuzione è stata rispettivamente del -2% e del -2,2%.   
Continua la preferenza per le abitazioni in buono stato e ben arredate.   
Chi ha cercato una casa in affitto lo ha fatto nella maggioranza dei casi per scelta prima casa (58%), il 35,5% per motivi legati a trasferimento lavorativo e la restante parte è rappresentata da studenti che cambiano città per studiare.   
La tipologia di contratto più stipulata è a canone libero (72,8%), seguita da quello a canone concordato (15,2%) e poi da quello transitorio (12%).   
In aumento, rispetto al semestre precedente, la percentuale di chi stipula un contratto di tipo concordato, sempre più apprezzato per la cedolare secca agevolata. 

Scritto da Cristina Giua 18/05/2015


sabato 16 maggio 2015

Che cos’è la valutazione immobiliare e perché è importante per la ripresa del settore

La fiducia è il solo rimedio alla paura che ha irrigidito il mercato immobiliare italiano. Per recuperarla e di conseguenza mettere in moto la ripresa sono necessari due elementi fondamentali: la trasparenza e l’informazione. Ne è convinto Angelo Donato Berloco, presidente di E-Valuations – Istituto di estimo e valutazioni, che in occasione di un seminario organizzato a Roma ha spiegato, con il contributo degli ospiti presenti, perché la valutazione immobiliare è così importante.
Che cos’è la valutazione immobiliare e perché è importante per la ripresa del settore
La valutazione immobiliare - Ma facciamo un passo indietro e capiamo meglio che cos’è la valutazione immobiliare. Il valutatore immobiliare è colui che ha il compito di determinare un elemento patrimoniale dell’immobile, di sovente il valore di mercato. I risultati dell’attività del valutatore vengono poi riportati nella perizia di stima, che costituisce il cuore della valutazione immobiliare. Con il tempo, un’attenta e precisa attività di valutazione immobiliare è divenuta sempre più importante. Trasparenza, qualità e professionalità sono diventati elementi imprescindibili. A tutto ciò si aggiunge una necessaria armonizzazione delle metodologie e delle procedure di stima a livello europeo.
In occasione del seminario “La valutazione immobiliare strumento decisivo per la ripresa del mercato”, il presidente di E-Valuations ha posto l’accento sulla complessità del mercato immobiliare, costituito da molteplici attori e su quanto, in tale contesto, sia importante il ruolo del valutatore. “Si tratta di una rete sempre più complessa – ha spiegato Berloco – che ha un tessuto connettivo univoco rappresentato dalla valutazione”. Una valutazione che è scientifica, basata sull’analisi dei dati e riferita a standard riconosciuti.
Un linguaggio unico per i valutatori - Ma, come sempre, non è tutto oro quel che luccica. A tal proposito, secondo quanto spiegato da Chris Thorne, Technical Director Ivsc, che ha illustrato il ruolo degli International valuation standard nel mercato internazionale e le conseguenze nei mercati nazionali, le valutazioni spesso non sono coerenti, si presentano fragmentate, anche in base ai mercati di riferimento. Questo comporta una ricaduta sul mercato finanziario. Diventa, dunque, importante cercare di uniformare le voci dei diversi valutatori. In poche parole, creare un’unica lingua che i valutatori devono saper parlare.
La valutazione e le vendite all'asta - La valutazione degli immobili è molto importante anche nelle vendite all’asta. A tal proposito, Daniele Tarricone, Chief Business Strategies Officer di UniCredit Credit Management Immobiliare, ha sottolineato la necessità di dati molto precisi. “Non sono sufficienti le valutazioni del tribunale – ha spiegato Tarricone –, un investitore che vuole approcciare il mercato delle aste in modo fattivo ha bisogno di valutazioni puntuali”. Della necessità di avere a disposizione rapporti di valutazione ha parlato anche Silvano Moggi, responsabile ufficio gestione tecnica beni e garanzie di Mediocredito italiano, il quale ha detto: “La trasparenza delle valutazioni in fase di acquisizione dell’immobile è molto importante per le banche”.
Uni 11558 - Nel corso del convegno è stato poi posto l’accento sulla norma Uni 11558 relativa ai valutatori immobiliari. Una norma intitolata “Valutatore immobiliare. Requisiti di conoscenza, abilità e competenza” e che definisce i requisiti di conoscenza, abilità e competenza del valutatore immobiliare allo scopo di meglio determinare il valore degli immobili.
I requisiti del valutatore immobiliare - Ma quali sono i requisiti che deve possedere un valutatore immobiliare? Deve aver maturato un’esperienza nel settore di almeno tre anni, deve possedere conoscenze in estimo, principi di economia e mercati immobiliari, sistema catastale, certificazione ambientale e, più in generale, competenze in diritto urbanistico, fiscalità immobiliare, matematica finanziaria, statistica, scienza e tecnica delle costruzioni. Il valutatore, inoltre, deve possedere le competenze necessarie a effettuare la valutazione in modo appropriato, sia nella tecnica di rilevazione dei dati e nell’applicazione dei procedimenti di stima, sia nell’audit immobiliare e nel riesame dei rapporti di valutazione.
Chi sono i valutatori immobiliari - A livello nazionale, i valutatori immobiliari possono essere professionisti iscritti ad albi o registri (architetti, ingegneri, geometri, periti industriali, agronomi), società di valutazione immobiliare, agenti immobiliari, periti esperti iscritti presso le Camere di Commercio, studi associati di professionisti.
Il difficile e importante ruolo del valutatore - Quella del valutatore immobiliare, però, non è un’attività semplice. Mirko Baldini, amministratore delegato di Cbre Valuation spa, ha spiegato che la velocità con la quale il mercato si sta muovendo sta rendendo ancora più difficile l’attività del valutatore. Alberto Zanni, di Confabitare, ha posto l’accento su un altro aspetto e ha affermato che il mercato immobiliare è in difficoltà, non solo a causa della crisi economica che lo ha intaccato, ma anche perché non vengono applicati gli strumenti che potrebbero rilanciarlo, tra cui – per l’appunto – le valutazioni.
La formazione universitaria - Del ruolo trainante e decisivo delle valutazioni immobiliari ha parlato anche Saverio Miccoli, ordinario di Estimo all’Università La Sapienza, che però ha messo in evidenza anche quanto la formazione universitaria sia limitata e quanto ciò vada a contrastare con la realtà, che richiede un valutatore immobiliare sempre più qualificato.
 Scritto da: sgiudice 13 maggio 2015, 8:58

venerdì 15 maggio 2015

Agevolazioni prima casa, riacquisto gratuito entro un anno non fa perdere i benefici

La cessione dell’immobile acquistato usufruendo dell’agevolazione “prima casa”, prima del decorso di cinque anni dalla data dell’atto, non comporta la perdita del beneficio qualora il contribuente, entro un anno dall’alienazione, proceda al riacquisto a titolo gratuito di un altro immobile da adibire a propria abitazione principale. E’ questo quanto chiarito dall’Agenzia delle Entrate con la risoluzione 49/E dell’11 maggio 2015, che ha recepito quanto stabilito dalla Corte di Cassazione. Ma andiamo a vedere come si è arrivati a tale disposizione.
Nello specifico, la Nota II-bis all’articolo 1 della Tariffa parte I allegata al DPR 26 aprile 1986, n. 131 (Testo Unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro), in tema di agevolazione c.d. “prima casa” prevede che “in caso di ...  trasferimento per atto a titolo oneroso o gratuito degli immobili acquistati con i benefici di cui al presente articolo prima del decorso del termine di cinque anni dalla data del loro acquisto, sono dovute le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura ordinaria, nonché una sovrattassa pari al 30 per cento delle stesse imposte”.
Tuttavia, la disposizione in esame prevede altresì che “le predette disposizioni non si applicano nel caso in cui il contribuente, entro un anno dall’alienazione dell'immobile acquistato con i benefici di cui al presente articolo, proceda all’acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione principale”.
In pratica, “il trasferimento dell’immobile acquistato usufruendo dell’agevolazione c.d. ‘prima casa’, prima del decorso di cinque anni dalla data dell’atto, comporta la decadenza dal regime di favore fruito. La perdita del beneficio non opera qualora il contribuente, entro un anno dall’alienazione effettuata prima del decorso del quinquennio, proceda all’acquisto di un altro immobile da adibire a propria abitazione principale”.
Diversi documenti hanno stabilito e precisato che la decadenza dal beneficio è impedita dal solo acquisto “a titolo oneroso” di altra casa di abitazione entro un anno dalla cessione dell’immobile acquistato con le agevolazioni. Ma con la sentenza 26 giugno 2013, n.16077, la Corte di Cassazione ha chiarito che “... il punto n. 4  Nota II bis Parte Prima della Tariffa allegata al d.p.r. n. 131 del 1986...espressamente riconosce l’agevolazione sia ai trasferimenti onerosi e sia a quelli gratuiti. Laddove, il medesimo punto n. 4..., in fondo, quando stabilisce che pel mantenimento dell’agevolazione   debba procedersi all’acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione principale’ non dice diversamente, giacché, come noto, ‘acquisto’ è sia quello oneroso che quello gratuito”.
Del resto, affermano ancora i giudici, “l’art. 7 L. 448 del 1998, cit. che riconosce un credito d’imposta in caso di trasferimento infraquinquennale con successivo acquisto entro l’anno sia quando il nuovo acquisto è oneroso sia quando è gratuito, ha senso soltanto se il beneficio 'prima casa' può mantenersi  anche in caso l'acquisto della nuova abitazione, entro un anno dall'alienazione della prima, possa esser  gratuito” (in senso conforme anche Cass. sent. 12 marzo 2014, n. 5689). Un orientamento poi ribadito.
In  conclusione,  alla  luce  dei  principi  affermati  più  volte  di  recente  dalla giurisprudenza di legittimità, si deve ritenere che in caso di rivendita dell’immobile acquistato con i benefici prima casa, il riacquisto a titolo gratuito di altro immobile – entro un anno dall’alienazione – è idoneo ad evitare la decadenza dal beneficio. Resta fermo l’ulteriore requisito dell’utilizzo del nuovo immobile come dimora abituale del contribuente come chiarito da ultimo con circolare n. 31/E del 7 giugno 2010 e confermato dalla Corte di Cassazione con sentenza 10 aprile 2015, n. 7338. 
Scritto da: team il 12 maggio 2015, 10:23
Fonte: http://www.idealista.it/news/finanza-personale/fisco/2015/05/12/115889-agevolazioni-prima-casa-riacquisto-gratuito-entro-un-anno-non-fa-perdere-i?xts=402916&xtor=EPR-139-%5Bbolletino_20150515%5D-20150515-%5Bm-01-leermas-node_115889%5D-6564173@3

Legittima l'installazione del condizionatore sul muro perimetrale dell'edificio


L'installazione del condizionatore d'aria sul muro perimetrale dell'edificio è legittima in quanto non lede l'«uso paritetico» della cosa comune da parte degli altri condomini. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, ordinanza 8857/2015 , chiarendo che è errato l'assunto per cui «l'uso più intenso della cosa comune non possa estrinsecarsi in un limitato uso esclusivo della medesima».

La vicenda 
- Un avvocato proprietario di diversi appartamenti in un palazzo di Milano aveva impugnato la decisione dell'assemblea che autorizzava due condomini a mantenere una macchina moto-condensante sulla parete dell'edificio. Secondo il ricorrente in tal modo si consentiva all'appropriazione di una parte della «cosa comune» sicché un simile utilizzo poteva essere autorizzato soltanto con delibera votata all'unanimità degli aventi diritto, e non dei presenti come avvenuto.

La motivazione 
- Sia in primo grado che in appello però l'impugnativa fu rigettata in quanto il giudice di merito ritenne che «la porzione di muro perimetrale occupata non sarebbe stata alterata» dal condizionatore, considerata anche la sua «amovibilità» in caso di necessità. Né poteva essere invocata la norma del regolamento condominiale che vietava in modo assoluto di occupare gli spazi condominiali, in quanto sia il tubo di scolo che la vaschetta di raccolta, oltre alla fioriera che la nascondeva, non costituivano un ingombro al passaggio né tantomeno violavano il decoro architettonico, anche alla luce della loro collocazione nel seminterrato antistante le cantine.

Argomenti confermati dalla Cassazione secondo cui correttamente la Corte di merito ha messo in rilievo l'esiguità della porzione del bene comune occupata derivandone una «mancanza di lesività» per gli altri condomini. Infatti, chiarisce la sentenza (rifacendosi ad un precedente, n. 4617/2007), «l'uso paritetico della cosa comune, che va tutelato, deve essere compatibile con la ragionevole previsione dell'utilizzazione che in concreto faranno gli altri condomini della stessa cosa, e non anche della identica e contemporanea utilizzazione che in via meramente ipotetica e astratta essi ne potrebbero fare».

Francesco Machina Grifeo del 05/05/2015

Sblocca Italia: incentivo fiscale per l’acquisto di case da affittare

Danno diritto al bonus anche le spese per la costruzione in appalto di un appartamento, dato in locazione nei successivi sei mesi e per un periodo di almeno otto anni
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Deduzione Irpef dal reddito complessivo, pari al 20% del prezzo di acquisto risultante dall’atto di compravendita, nel limite massimo di spesa di 300mila euro (per una deduzione massima, quindi, di 60mila euro).
È l’incentivo, da ripartire in otto quote annuali di pari importo (al massimo 7.500 euro all’anno), che l’articolo 21 del decreto legge n. 133/2014 (“Sblocca Italia”) – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 212 di venerdì 12 settembre – riserva a chi, negli anni 2014-2017, acquista immobili abitativi, nuovi o ristrutturati, da imprese di costruzione o ristrutturazione, da cooperative edilizie o dalle ditte che hanno effettuato gli interventi edilizi.

L’agevolazione spetta anche in caso di costruzione in appalto di un’abitazione su un’area edificabile già posseduta, in riferimento alle relative spese per le prestazioni di servizi rese dall’impresa che esegue i lavori.
In entrambe le ipotesi (acquisto o costruzione), il beneficio spetta solo se si tratta di persona fisica non esercente attività commerciale

Queste le condizioni richieste dalla norma perché scatti il diritto alla deduzione:
  • l’immobile, entro sei mesi dall’acquisto o dal termine dei lavori di costruzione, deve essere dato in locazione per almeno otto anni continuativi (tuttavia, il beneficio non si perde nel caso in cui la locazione si interrompa precedentemente per motivi non imputabili al locatore ed entro un anno venga stipulato un nuovo contratto)
  • l’immobile deve avere destinazione residenziale, non appartenere alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, non essere ubicato nelle zone omogenee classificate E ai sensi del Dm 1444/1968 (ossia, parti del territorio destinate ad usi agricoli), conseguire prestazioni energetiche certificate in classe A o B
  • la locazione deve essere a canone concordato
  • tra locatore e locatario non devono sussistere rapporti di parentela entro il primo grado. 
Un successivo decreto interministeriale (Infrastrutture e trasporti ed Economia e finanze) definirà le ulteriori modalità attuative.

Altre misure fiscali
  • Introdotto in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, un bonus per incentivare gli investimenti nelle reti telematiche a banda ultra larga. L’agevolazione consiste nel riconoscimento di un credito d’imposta da scalare dall’Ires e dall’Irap dovute dall’impresa che realizza l’intervento infrastrutturale, entro il limite massimo del 50% del costo dell’investimento. Con successivi decreti saranno fissati criteri e modalità di attuazione (articolo 6)
  • Niente imposte di registro e di bollo per la registrazione dell’atto con cui proprietario e inquilino si accordano per la riduzione del canone di un contratto di locazione ancora in essere (articolo 19)
  • Rientrano nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria anche quelli che consistono nel frazionamento o accorpamento di unità immobiliari, anche se variano le superfici delle singole unità immobiliari, purché però non venga modificata la volumetria complessiva degli edifici e sia mantenuta l’originaria destinazione d’uso (articolo 17)                                                                                                                                                               r.fo. pubblicato Lunedì 15 Settembre 2014
  • Fonte: http://www.fiscooggi.it/normativa-e-prassi/articolo/sblocca-italia-incentivo-fiscaleper-l-acquisto-case-affittare